mercoledì 4 novembre 2009

4 NOVEMBRE

IL 4 NOVEMBRE E' LA RICORRENZA DELLA FINE DI QUELLO CHE FU UNO DEI PIU' GRANDI MASSACRI DI INTERE GENERAZIONI DI GIOVANI ITALIANI, RAGAZZI CHE CONSAPEVOLI DI MORIRE SI GETTARONO CON RASSEGNAZIONE E CORAGGIO CONTRO LE MITRAGLIATRICI NEMICHE. FURONO ANNI TERRIBILI MA ALLA FINE TUTTO SI CONCLUSE E RIPRESE LA DIFFICILE OPERA DI RICOSTRUZIONE DI UN PAESE STREMATO DALLA GUERRA............E' GIUSTO INTERESSARSI AI PROBLEMI DEL MONDO, MA NON DIMENTICHIAMO LE NOSTRE RADICI E I SACRIFICI DI CHI NON C'E' PIU', CHE COL SACRIFICIO DELLA VITA CI CONSENTE DI ESSERE QUELLO CHE SIAMO............

Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12

La guerra contro l'Austria-Ungheria che, sotto l'alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l'Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.

La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro sessantatre divisioni austroungariche, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d'Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l'irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.

Nella pianura, S.A.R. il Duca d'Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.

L'Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell'accanita resistenza dei primi giorni e nell'inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni.

I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

Il capo supremo dell'esercito, il generale
Diaz